Libro: METODOLOGIE DI SUPPORTO ALLA DIDATTICA COLLABORATIVA

 

La didattica collaborativa può essere considerata un approccio generale declinato in differenti metodologie specifiche, ciascuna delle quali può sviluppare le sue potenzialità soprattutto grazie al supporto delle tecnologie.
Alcuni metodi collaborativi, infatti, sarebbero ininfluenti senza la
possibilità degli studenti di interagire e collaborare tra loro grazie a strumenti che permettano la comunicazione e aiutino l’organizzazione dei flussi.
Le metodologie didattiche, al netto della loro sinergia con gli strumenti tecnologici, rimangono tuttavia i veri fattori che impattano sull'apprendimento e aumentano l’efficacia dell’insegnamento.

3. Peer Tutoring

Tra la fine del XVII e l’inizio del XIX secolo, due filosofi e pedagogisti anglosassoni, Bell e Lancaster, trovandosi di fronte alla necessità di gestire classi numerose, che toccavano punte di 300 studenti, iniziarono a studiare strategie didattiche innovative. Tra di esse, la pratica di eleggere alcuni degli studenti come tutors nei confronti di altri loro compagni sembrò dare interessanti risultati. I tutors, infatti, potevano consolidare le loro conoscenze, mentre gli studenti assistiti (tutee) sembravano imparare più rapidamente. I docenti, inoltre, potevano indirizzare e individualizzare maggiormente il loro insegnamento (Gagliardini 2010).

Il principale valore aggiunto di questa metodologia consiste, infatti, nella possibilità offerta agli studenti di imparare contenuti e acquisire competenze senza che il docente debba investire tutte le energie e l’attenzione singolarmente su ciascun alunno.

Tra le differenti definizioni del peer tutoring, Gagliardini (2010) indica come la più esaustiva la seguente:

Parliamo di peer tutoring quando il passaggio di competenze tra tutor e tutee avviene all’interno di un piano che prevede obiettivi, tempi, modi, ruoli e materiali strutturati.

E’ possibile notare, dunque, come il peer tutoring sia una strategia che, pur delegando temporaneamente ad alcuni studenti il trasferimento della conoscenza verso i compagni, deve essere progettata,  strutturata e monitorata dal docente.

E’ dimostrato che questa metodologia aumenta la fiducia e migliora i risultati degli allievi nelle materie base, quali la matematica, la produzione scritta, la lettura, ecc.

Nello specifico, i tutor traggono benefici riguardanti:

  1. Il raggiungimento di obiettivi scolastici, grazie alla ripetizione e alla conseguente rielaborazione dei contenuti;
  2. L’autostima, dal momento che ad essi viene affidato un ruolo importante nella classe;
  3. L’aumento di motivazione verso la scuola, grazie al maggior grado di coinvolgimento nelle lezioni;
  4. Le assenze e l’abbandono scolastico, in quanto il ruolo permette di interiorizzare meglio le regole scolastiche.

Dall’’altro lato, gli allievi tutorati dimostrano miglioramenti in presenza di situazioni quali:

  1. Difficoltà  di apprendimento;
  2. Situazioni di handicap (mentale);
  3. Ritardi linguistici;
  4. Autismo;
  5. Disturbo da deficit di attenzione;
  6. Allievi extracomunitari e immigrati (Gagliardini, 2010).

Le variabili da considerare per definire i differenti modelli di peer tutoring sono numerose. L’attività di peer tutoring, ad esempio, può essere svolta sia in coppia, sia in gruppo, ed è fondamentale che il docente assuma un ruolo di guida –facilitatore nei confronti degli studenti, nonché di modello nei confronti degli alunni-tutor. A sua volta, i gruppi possono variare per dimensione e numero di studenti, fino a coinvolgere l’intera classe.

 

Inoltre, data l’importanza dell’assegnazione di ruoli  specifici a ciascun studente, le attività di peer tutoring possono essere differenziate a seconda che i ruoli siano fissi o interscambiabili.

Le stesse attività, inoltre, possono essere progettate durante l’orario scolastico o studiate per facilitare la collaborazione degli studenti durante l’extra-scuola. In tale modalità, più difficile da monitorare e strutturare, l’organizzazione e la capacità di autoregolazione degli studenti deve essere molto elevata.

Infine, un’ultima variabile da considerare riguarda i differenti livelli scolari dei membri del gruppo.  Esistono, infatti, pratiche di peer tutoring, attuate soprattutto all’estero, che vedono la creazione di gruppi misti, all’interno dei quali allievi con differenti livelli scolari assistono quelli più giovani.