Libro: LA CONDIZIONE PSICOLOGICA DELLO STUDENTE E DELLA FAMIGLIA

 

Il vissuto di malattia determina notevoli ripercussioni sullo stato fisico, emotivo e relazionale del bambino/ragazzo. In particolare, è utile comprendere quali sono i possibili effetti cognitivi ed emotivi provocati dalla patologia e dai ricoveri ospedalieri.
Anche le famiglie, di fronte alla malattia di un figlio, mostrano peculiari modalità relazionali e reattive all’evento, anche in base alla tipologia del legame affettivo e allo stile di attaccamento che caratterizza quel nucleo familiare.
La scuola può contribuire ad arginare lo sconvolgimento della vita familiare, mantenendo la continuità di un’area fondamentale in età evolutiva.

6. La famiglia e la malattia

6.2. Il ruolo genitoriale

La malattia interferisce in modo importante anche sulla qualità del rapporto  genitoriale, tanto più nella realtà attuale, in cui le funzioni genitoriali sono in trasformazione, alla ricerca di un nuovo e diverso modo sia di relazione intergenerazionale sia di articolazione dei ruoli materno e paterno.

In genere, per le rilevanti preoccupazioni e il notevole coinvolgimento nella cura, i genitori tendono all’iperprotezione, che mira a sollevare il figlio almeno dagli sforzi e dagli adattamenti richiesti nel percorso evolutivo (apprendimento, regole di convivenza sociale), purtroppo limitando o precludendo esperienze fondamentali per il suo sviluppo adeguato.

Altre volte, se pure più raramente, si delinea nei genitori l’atteggiamento opposto: trascurano o negano la realtà di malattia che i bambini stanno vivendo, con la conseguente attesa di prestazioni anche sovradimensionate.

Le necessità di assistenza, poi, condizionano spesso una vicinanza fisica maggiore, talora molto stretta, all’interno della quale, occorre ricercare sia momenti di separazione effettiva sia il recupero di una “distanza sana”, che lasci spazio alla crescita dei bambini/ragazzi e mantenga la funzione regolatrice dei genitori: altrimenti viene favorito il rischio di fissazione e/o di regressione. 

Spesso i genitori manifestano difficoltà anche nel porre limiti e accondiscendono ad ogni desiderio del figlio, non riuscendo a sostenere nell’immediato la pena di procurargli la sofferenza del contrasto e/o della frustrazione e in prospettiva il pensiero del rimpianto di non averlo accontentato, ipotizzando anche un andamento sfavorevole. Purtroppo in questi casi il bambino/ragazzo viene privato sia della sicurezza di essere adeguatamente orientato e contenuto (quindi si sente intimamente solo), sia della sua speranza di futuro (quindi si sente condannato): sono intensificati a dismisura i vantaggi secondari.