Libro: LA CONDIZIONE PSICOLOGICA DELLO STUDENTE E DELLA FAMIGLIA

 

Il vissuto di malattia determina notevoli ripercussioni sullo stato fisico, emotivo e relazionale del bambino/ragazzo. In particolare, è utile comprendere quali sono i possibili effetti cognitivi ed emotivi provocati dalla patologia e dai ricoveri ospedalieri.
Anche le famiglie, di fronte alla malattia di un figlio, mostrano peculiari modalità relazionali e reattive all’evento, anche in base alla tipologia del legame affettivo e allo stile di attaccamento che caratterizza quel nucleo familiare.
La scuola può contribuire ad arginare lo sconvolgimento della vita familiare, mantenendo la continuità di un’area fondamentale in età evolutiva.

5. Il contributo della scuola

Malattia e apprendimento

La malattia e il vissuto molto spesso caratterizzato dall’angoscia ad essa associata possono disturbare le funzioni mentali, connesse ai processi di apprendimento o addirittura paralizzarle e favorire un ripiegamento sul sé, che ostacola la crescita personale e l’investimento della realtà. Inoltre, una condizione di forte dipendenza emotiva può determinare atteggiamenti di passività, che ostacolano l’autonomia sul piano mentale. Infine, una scarsa comunicazione riguardo la malattia da un lato incrementa le ansie e le fantasie, dall’altro determina un blocco parziale o totale delle capacità intellettive. Apprendere significa allora scoprire furtivamente una realtà terribile e proibita: talora vengono salvaguardati gli aspetti più razionali della conoscenza, a scapito di una più approfondita consapevolezza della propria condizione, talora si manifesta un’inibizione globale.

L’importanza della scuola

Proprio la presenza di un importante problema fisico richiede il mantenimento di un’attività mentale normale, anche attraverso l’impegno scolastico, che aiuti il malato a conservare la sua identità di

bambino/ragazzo, agganciato al suo momento evolutivo, al gruppo classe e agli insegnanti, come figure adulte non familiari.

La prosecuzione dell’attività scolastica limita la condizione di isolamento e l’intensità dell’esperienza  emotiva, in particolare rispetto ai vissuti di separazione e di perdita, ai sentimenti di solitudine e di diversità; inoltre risponde al bisogno di continuità e di normalità intensamente sollecitato dallo sconvolgimento legato all’insorgere e al perdurare della malattia. Quindi garantire il diritto allo studio contribuisce in modo importante al progetto di cura globale; salvaguarda la qualità di vita attuale, consentendo di proseguire l’esercizio delle proprie capacità e lo sviluppo delle proprie potenzialità, e quella futura, mantenendo aperta una prospettiva di impegni e di responsabilità adulte. I bambini/ragazzi malati proprio nella scuola possono rimettersi in gioco, riducendo i sentimenti di inadeguatezza e di esclusione, sostenendo sforzi ragionevoli, conseguendo risultati meritati, riorganizzando la speranza nel futuro, anche affrontando un ri-orientamento, laddove necessario per le condizioni cliniche.

Nell’attività scolastica sono naturalmente limitati i principali rischi di interferenza della malattia sul percorso evolutivo, dato che:

  1. gli apprendimenti sono in continuo divenire e si contrappongono alle tendenze di fissazione e/o di regressione;
  2. il livello di scolarità è un elemento importante di connotazione e amplia il proprio “biglietto da visita”;
  3. lo studio, che richiede sforzo, e la valutazione realistica dei risultati raggiunti contrastano l’espandersi dei vantaggi secondari (che vengono invece amplificati da promozioni “regalate” e incoraggiamenti eccessivamente entusiastici);
  4. si mantiene aperta la possibilità di realizzazione personale autonoma e si lavora per la crescita e l’inserimento sociale proficuo.

Per favorire l’autonomia e la crescita (a fronte di una realtà di maggiore vicinanza concreta delle figure familiari), l’esperienza scolastica, pur con le limitazioni legate al contesto e alle condizioni sanitarie dei bambini/ragazzi, va orientata ad assomigliare il più possibile a quella esterna: una scuola “vera”, con percorsi di apprendimento, richieste di impegno e scadenze valutative.  Anche se effettuata in rapporto prevalentemente individualizzato, l’esperienza vissuta “a scuola” diventa una traccia significativa di risposta sociale: se positiva, sostiene la fiducia e la speranza; se negativa, favorisce la sfiducia e aggrava la solitudine.