Libro: ASPETTI ORGANIZZATIVI

 

Il contesto ospedaliero richiede al docente un’elevata dose di flessibilità relativa all’organizzazione didattica sia per quanto riguarda la gestione degli spazi che la dimensione temporale. Il docente deve essere in grado di costruire uno spazio-scuola entro cui tutti gli attori coinvolti ne riconoscano gli elementi salienti.

1. Gli ambienti nella scuola in ospedale

In ospedale non sempre esiste la “classe” come luogo fisico di ritrovo /ambiente dedicato alla didattica. Non esiste neppure la “classe” come insieme stabile di persone: tutti i giorni ci sono nuovi ingressi e dimissioni e il gruppo degli studenti seguiti è eterogeneo per età, provenienza, patologia. Spesso l’unico spazio realmente disponibile si limita alla stanza, al letto o ad un'aula dedicata alla scuola, magari da condividere con le associazioni di volontariato che operano in corsia. 

In qualunque situazione e ovunque ci si trovi è tuttavia importante “….creare uno spazio pedagogico, cioè una situazione spazio-temporale in cui l’operatore si relaziona con il bambino, comunica con lui e interagisce".

L’insegnante dovrà quindi industriarsi per rendere lo spazio scuola un ambiente gradevole, funzionale e motivante, in grado di offrire puntuali e programmate sollecitazioni che stimolino nell'allievo il desiderio di andare avanti nel suo cammino scolastico, di provare il piacere e la gioia di imparare anche in una situazione più o meno complessa e dolorosa.

Sebbene differente per “fisionomia”  è, inoltre, importante che gli studenti ed i genitori percepiscano che la scuola in ospedale è una istituzione statale ed “ufficiale” che ha il compito di raccordare il percorso formativo, che continua in ospedale, con quello della classe frequentata; i docenti non sono educatori né volontari, non hanno il ruolo di intrattenimento e di giuoco a meno che questo non sia finalizzato a metodologie per rendere la lezione più efficace. Ciò non toglie che si possa realizzare una clima di buona collaborazione con i volontari di reparto che in alcuni casi possono anche supportare gli studenti in alcuni momenti di studio individuale.

Premesso questo, dove si fa scuola?

Nelle pediatria minori, in genere esiste un’aula scuola dove fare lezione; nei grandi ospedali, caratterizzati da pediatrie divise in unità operative distribuite su più piani, è il docente che si sposta da uno studente all’altro ecc. Di seguito qualche esempio degli spazi dedicati alle lezioni.

Aulette di reparto: 

dal momento che nelle pediatrie l’età media dei pazienti è bassa, capita frequentemente che queste aule siano attrezzate in modo da funzionare contemporaneamente da sala giochi e da aula scolastica. In molti casi i tavoli e le sedie sono a misura di bambino e questo crea qualche difficoltà con gli  studenti più grandi: è difficile ma non impossibile, comunque, riuscire a fare lezione in questi ambienti con  studenti di scuola secondaria di I° e II° Grado.

Sale riunione di reparto: 

molto spesso, quando sono libere da impegni, i primari concedono volentieri questi spazi, normalmente dotati di ampi tavoli, spesso di PC e videoproiettori, per le attività didattiche. È bene ricordare che i primi sostenitori della valenza della  presenza della scuola in ospedale sono proprio i medici stessi!

Auletta “scuola”: 

in alcuni ospedali, a seguito di convenzioni stipulate tra le istituzioni, alle sezioni ospedaliere è stata assegnata una sede dove i docenti, al loro arrivo, possono cambiarsi d’abito, depositare borse ed effetti personali, indossare il camice se richiesto ed anche fare lezione con i propri studenti.

Sala colazione/pranzo:

ogni spazio, dotato di tavoli e libero da altre attività può essere “colonizzato” dall’insegnante e dal suo studente, purché sia richiesto il permesso ad utilizzare ambienti non assegnati istituzionalmente al personale ospedaliero.

Sale di attesa/riposo per i genitori: 

se gli studenti sono molti e se lezioni sono individuali si può chiedere cortesemente ai genitori di rendere disponibile la propria sala per fini didattici.

I laboratori….perché no? 

Se le condizioni dei pazienti lo consentono e se i primari autorizzano si possono organizzare alcune attività laboratoriali di chimica o biologia, chiedendo ospitalità ai laboratori ospedalieri che, generalmente sono entusiasti di collaborare con una programmazione modulare di questo tipo.

La “rete”: Internet:

non è uno spazio fisico, ma può diventare anch’esso uno spazio-scuola nel caso di patologie che comportino il totale isolamento dello studente ospedalizzato (es. nelle Unità di trapianto di midollo); in questi casi, salvo rarissime eccezioni, i docenti non sono autorizzati ad accedere nelle unità operative isolate.

Musei e “gite scolastiche” – Chi ha detto che lo studente ospedalizzato non può fare un’uscita didattica con il suo docente? E’ ovvio che l’attività va programmata con l’equipe medica e deve essere autorizzata dai genitori. Questa come tutte le altre attività didattiche richiede una notevole flessibilità da parte del docente che deve essere sempre disposto a cambiamenti improvvisi dettati dalle condizioni cliniche dello studente.

Camera di degenza: 

nel caso di patologie severe, in cui lo studente non può lasciare la sua cameretta, è il docente che si sposta per fare lezione.