Libro: LA SCUOLA IN OSPEDALE: FINALITÀ E ORGANIZZAZIONE

 
La scuola in ospedale è diffusa in tutti gli ordini e i gradi scolastici e la sua presenza nelle strutture ospedaliere garantisce ai bambini e ai ragazzi il diritto all’istruzione come diritto a conoscere e ad apprendere in ospedale. Nata da un’esperienza episodica sulla base della disponibilità e volontà di singoli operatori, è diventata una struttura con una sua precisa identità. Può essere considerata un esempio di organizzazione e funzionamento che integra Istituzioni, Soggetti, Enti, operatori con ruoli e obiettivi diversificati il cui fine è la promozione del benessere psico-fisico dello studente in difficoltà.

1. Evoluzione della scuola in ospedale

Un po' di storia

La scuola in ospedale in Italia nasce intorno agli anni cinquanta, quando in alcuni reparti pediatrici furono aperte delle sezioni di scuole speciali per fornire un sostegno didattico ai piccoli pazienti,  per evitare difficoltà al momento del rientro nella classe di provenienza. L’esigenza era rafforzata dal fatto che allora, a differenza di quanto avviene oggi, i ricoveri in ospedale erano piuttosto lunghi e notevoli erano le difficoltà, che manifestavano i bambini e i ragazzi al loro rientro a scuola, di mettersi in pari con gli altri. Questa esperienza, già difficile e dolorosa di per sé, si traduceva spesso in una ripetenza e, talvolta, in abbandono.

Per questo motivo, cominciarono a moltiplicarsi le sezioni scolastiche negli ospedali pediatrici, finalizzate a sostenere i piccoli pazienti in un percorso di formazione, che proseguisse l’attività della scuola di provenienza e che nello stesso tempo li aiutasse ad affrontare emotivamente e psicologicamente il particolare momento che vivevano.

Le prime classi aperte furono quelle di scuola elementare, in quanto l’età dei pazienti ricoverati non superava i 14 anni. E fino agli anni ottanta si trattava di sezioni di scuole speciali rivolte a lungodegenti.

Questo perché si riteneva che i docenti delle scuole speciali, specializzati nel lavoro con bambini disabili, fossero maggiormente in grado di affrontare situazioni forti e talvolta angoscianti.

Negli anni ottanta si osservò un notevole cambiamento della struttura organizzativa e della filosofia alla base di questi interventi.

Questo perché si riteneva che i docenti delle scuole speciali, specializzati nel lavoro con bambini disabili, fossero maggiormente in grado di affrontare situazioni forti e talvolta angoscianti.

Negli anni ottanta si osservò un notevole cambiamento della struttura organizzativa e della filosofia alla base di questi interventi.

Il 13 maggio 1986 il Parlamento Europeo vota la “Carta Europea dei bambini degenti in ospedale”, che riconosceva al bambino la necessità di avere al proprio fianco i genitori durante il periodo dell’ospedalizzazione ed affermava il diritto dei bambini ad avere, all’interno dell’ospedale, ambienti attrezzati per le attività ludiche ed educative ed insegnanti e materiali che permettessero loro di continuare la propria educazione.

L’Italia recepì queste indicazioni nello stesso anno con la C.M. 2 dicembre 1986 n. 345, che sancì la nascita delle sezioni scolastiche all’interno degli ospedali. Con essa e con le successive circolari veniva auspicato il distacco di insegnanti particolarmente motivati e professionalmente preparati a lavorare con i bambini ricoverati e ad interagire con genitori e operatori sanitari, nonché con le scuole di provenienza degli alunni.

Inoltre, dagli anni ottanta in poi le successive circolari sottolineano e riconoscono il carattere “normale”, pur con necessità specifiche, della scuola in ospedale, a tutti gli effetti sezione staccata della scuola del territorio in cui è collocato l’ospedale.

Una citazione particolare merita la C.M. 7 agosto 1998 n. 353,  perché essa  regolarizza la realtà delle tante sezioni scolastiche diffuse nel territorio nazionale e perché riconosce che la scuola in ospedale opera nell’ambito delle possibilità di allargamento,

dell’offerta formativa prevista dalla legge sull’autonomia.

La legge sull’autonomia (L. n. 59/1997)  consente, infatti, alle scuole di allargare la loro azione anche a realtà diverse presenti sul loro territorio, aprendosi a contesti particolari e complessi. Uno di questi è la scuola in ospedale.

La stessa circolare afferma che organizzare la scuola in ospedale significa riconoscere ai piccoli pazienti il diritto-dovere all’istruzione e contribuire a prevenire la dispersione scolastica e l’abbandono.


La scuola in ospedale oggi

Oggi la scuola è presente sia in ospedale sia a domicilio con insegnanti di scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di 1° e 2° grado.

Nata da un’esperienza episodica sulla base della disponibilità e volontà di singoli operatori e istituzioni, è diventata una struttura con una sua precisa identità, facilmente riconoscibile e realmente integrata.

Essendo, però, una scuola che opera in un contesto particolare, essa deve tenere conto del luogo in cui interviene, degli operatori con cui interagisce, oltre che della variabilità del numero, della tipologia e delle condizioni degli alunni.       

Essa è, infatti, un concreto esempio di come Istituzioni, Soggetti, Enti, Operatori, pur  con obiettivi diversi, possano non solo incontrarsi, ma anche interagire positivamente per la messa a punto di interventi che hanno un solo fine, quello di promuovere il benessere e la crescita della persona  in situazione di difficoltà.

Per queste sue peculiarità, la scuola in ospedale può costituire un modello anche per la scuola cosiddetta “normale”. Essa, infatti, sperimenta e mette costantemente in pratica il “modello integrato di interventi” che ogni vera “comunità educante” realizza e dovrebbe sempre realizzare, specie quando ci si rivolge alle fasce di utenza più deboli.

Tali interventi sono volti ad assicurare a questi alunni pari opportunità, mettendoli in condizione, ove possibile:

  1. di proseguire lo sviluppo di capacità e competenze;
  2. di facilitare il loro reinserimento nei contesti di provenienza;
  3. di prevenire, come dicevamo, eventuali situazioni di dispersione scolastica.

La scuola in ospedale consente l’esercizio del “diritto all’istruzione” per minori temporaneamente malati, in situazioni di grande complessità organizzativa, didattica, strumentale, affettiva e relazionale.

Il servizio è parte integrante del “protocollo terapeutico”  del minore malato e costituisce una grande opportunità sia sul piano personale, in quanto permette la prosecuzione delle attività di insegnamento e di apprendimento, sia sul piano psicologico e della malattia, in quanto sostiene l’autostima e la motivazione. L’esperienza nel tempo  ha anche rafforzato  la funzione di sostegno che esso svolge verso la persona, di cui  contribuisce a stimolare il desiderio di vita e l’impegno a combattere la malattia.

La scuola rappresenta, perciò,  per lo studente ammalato  e la sua famiglia l’elemento di equilibrio, di normalità, di sostegno, di coraggio e sostiene la voglia di andare oltre (Nota n. 2322 del 9 aprile 2013).


Il Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Salute sulla “Tutela del diritto alla salute  e allo studio dei cittadini di minore età, affetti da gravi patologie, attraverso il servizio di istruzione domiciliare” del 24 ottobre 2003, attualmente unico riferimento normativo per l’istruzione domiciliare, impegna i due Ministeri  “a promuovere, sostenere e sviluppare iniziative volte a garantire la presa in carico globale dei minori malati, sia sotto l'aspetto sanitario che scolastico, assicurando la continuità dell'intervento, e a sperimentare modalità di raccordo interistituzionale, con l'obiettivo di garantire, nella misura massima possibile e contestualmente, il diritto alla salute e il diritto all'istruzione”.